set 24 2015
Migrazioni e modernità: «l’incertezza costante porterà alla guerra tra vittime». L’intervento del sociologo Zygmunt Bauman
Bauman torna a parlare di migrazione. Lo fa in un video divulgato da Repubblica, illustrandoci come migrazione e modernità siano due fenomeni saldamente connessi tra loro. «L’incertezza costante e il potere: a chi servono i migranti» è il titolo dato al suo intervento. La stessa incertezza che secondo Bauman potrebbe provocare una “guerra tra vittime”.
Nel suo intervento il sociologo ricorda che duecento anni fa, quando l’Europa era l’unico punto moderno della terra, i migranti erano gli Europei che si spostavano verso le così dette “empity lands”, quelle terre che si presumeva fossero disabitate. Un tipo diverso di migrazione certamente, ma pure sempre una migrazione. Ciò che differenzia quel tipo di migrazioni da quelle contemporanee è il carattere diasporico di queste ultime. «I migranti attuali sono refrattari all’assimilazione e stentano ad accettare i costumi culturali dei paesi in cui si trasferiscono – spiega Bauman – Nelle diaspore sussistono doppie, triple identità. Da un conflitto di lealtà, da un’appartenenza simultanea: con il “noi” si intende sempre qualcosa di diverso. Quel noi interseca diversi gruppi di individui. Questo riconduce tutti ad un tipico tratto dei nostri tempi: l’ambiente dell’incertezza». In un clima di incertezza tutto può accadere ma nulla può essere fatto.La causa di questa incertezza viene fatta risalire agli immigrati, invece si tratta di un tratto tipico della contemporaneità.
Per vedere il video con i sottotitoli in italiano clicca qui
By Gaia Garofalo • News •
set 23 2015
«Stop bombing Syria»: l’appello di un giovane profugo ai leaders Europei
Qualche giorno fa, Jessica Verdelli dell’organizzazione “HR2O – Human Rights and Environment” , ha ricevuto questa lettera da un campo profughi in Geramania. L’abbiamo tradotta per voi e ve la presentiamo qui di seguito.
«Cara Jessica,
ti scrivo questa lettera da un campo profughi in Germania. Tutti i siriani qui sono molto grati per l’accoglienza che le persone ci hanno dato ma noi vogliamo vivere in Siria, non in Germania.
Avevo 22 anni quando sono iniziati gli scontri nel 2011. Vivevo in una zona chiamata Ghouta, a pochi chilometri da Damasco. Un anno dopo, l’ascesa del regime di Bashar Al-Assad mise sotto assedio Ghouta – ciò significa che nulla poteva più entrare e nulla poteva più uscire – niente cibo, niente medicine, niente. Un anno dopo questo regime ci attaccò con le armi chimiche e migliaia di persone sono state uccise dai gas tossici. Per anni i velivoli del regime hanno gettato su di noi anche barrel boms[1] e missili. Di norma venivamo colpiti otto volte al giorno. Come avremmo potuto sopravvivere a quell’inferno sulla terra?
Ho dovuto attraversare venti checkpoints con documenti falsi per uscire dalla Siria. Ogni volta il tuo cuore si ferma perché sai che c’è la possibilità che tu venga arrestato e portato via. Me la sono cavata e sono sopravvissuto al barcone della morte. Sono sopravvissuto a così tanti modi per cui un essere umano potrebbe essere ucciso.
A casa ero uno studente di medicina. Abbiamo subito tanti attacchi ed ho assistito a così tanti interventi che un normale chirurgo esegue nel corso di un’intera carriera, fino alla pensione. Il mio sogno è quello di fare solo “interventi normali”, quelli per cui sono stato formato, non togliere frammenti di bomba dai corpi dei bambini.
Non possiamo tornare a casa finché c’è la guerra ed ecco perché vi chiediamo di fare tutto ciò che potete per fermare la guerra. Tutti i vostri governi sono d’accordo sulla necessità che in Siria ci sia un governo di transizione, ma non bastano le parole per rendere questo possibile. Il regime di Assad è ancora al potere e uccide sette volte più civili di quanto non faccia l’ISIS.
I leaders di tutto il mondo devono agire per fermare i bombardamenti. Possiamo sopravvivere al fuoco dei cecchini, alle armi chimiche, ma non alle barrel bombs. Una “no-flying zone” o la creazione di una zona sicura salverebbero vite istantaneamente. Ed io sarei il primo a tornare a casa.
Adesso tutti in Europa parlano di noi profughi, ma non sono in molti quelli che si ascoltano. Per favore, firmate questa petizione per chiedere ai leaders d’Europa di fare di più per fermare i bombardamenti ed aiutarci a tornare a casa.
Abo Adnan»
Cliccando qui potrete trovare la lettera originale di Abo Adnan in inglese e il form per firmare la petizione.
Restiamo Umani.
[1] Bombe barili: si tratta di contenitori di metallo, spesso quelli usati per il trasporto del petrolio, imbottiti di esplosivo (ndr)
By Gaia Garofalo • News •
set 22 2015
“Chi sono i rifugiati?”. All’Arrupe la seconda tappa dell’approfondimento sul tema delle migrazioni
Si parlerà di rifugiati nel corso della seconda tappa del percorso di approfondimento sul tema dell’immigrazione avviato nelle scorse settimane dall’Istituto Arrupe attraverso il suo Osservatorio creato nel 2013. Nel corso di tale iniziativa, in programma il 29 settembre 2015, esperti del settore si alterneranno a testimoni che vivono e conoscono direttamente la tematica oggetto del seminario. Obiettivo dell’incontro è comprendere verso quali direzioni si stanno muovendo gli Stati europei al fine di rispondere alla “sfida” creata dai recenti flussi migratori verso l’Europa e conoscere le difficoltà legate alle politiche d’asilo e all’accoglienza dei rifugiati.
Al seminario prenderanno parte, tra gli altri, Catherine Wihtol De Wenden, esperta per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto di asilo e Statuto costituzionale dello Straniero, e Fabio Massimo Lo Verde, docente di Sociologia generale, entrambi dell’Università di Palermo.
Ampio spazio sarà dato al dibattito finale che coinvolgerà attivamente i partecipanti, favorendo il confronto e l’analisi critica.
Il seminario, la cui partecipazione è gratuita, è rivolto a ricercatori, operatori sociali, studenti, docenti, Istituzioni pubbliche, Organizzazioni del terzo settore. Si chiede di compilare un’iscrizione previa attraverso la presente scheda da rinviare entro e non oltre il 28 settembre 2015. Agli iscritti verrà inviato materiale utile ad un’introduzione al tema affrontato dal seminario.
Per i partecipanti all’intero percorso, sono stati richiesti i crediti formativi all’Ordine Professionale Assistenti Sociali Regione Sicilia – CROAS.
By Gaia Garofalo • News •
set 21 2015
Leader d’Europa: proteggere le vite deve essere la priorità
Il JRS Europa esorta la riunione straordinaria del Consiglio Europeo del 22 Settembre a intraprendere urgentemente un’azione comune per proteggere i rifugiati in Europa. L’ultima riunione del Consiglio dei Ministri tenuta a Bruxelles il 14 Settembre ha fallito nell’intento di far propria l’ospitalità dimostrata ai richiedenti asilo dalla società civile e dalle persone nelle scorse settimane.
“In che modo la politica comune di accoglienza può rispecchiare l’accoglienza diffusa messa in atto dalla società civile europea?” chiede il direttore del JRS Europa Jean-Marie Carrière SJ. “Abbiamo bisogno di una gestione comune che garantisca l’effettiva protezione di coloro che fuggono da guerra ed oppressione”.
La dignità umana
Il JRS chiede ai governi europei di lavorare assieme e di astenersi dall’intraprendere azioni unilaterali come chiudere i confini e affrontare i migranti con polizia in assetto antisommossa e gas lacrimogeni, come sta accadendo al confine serbo-ungherese. Vogliamo ricordare ai governi europei di assolvere gli obblighi previsti dalla Convenzione ONU per i Rifugiati e richiamarli a:
1. Avere rispetto del diritto dei singoli individui all’asilo così come sancito dalla Carta Europea dei Diritti Fondamentali e non trasferire gli obblighi in materia di protezione a paesi terzi che non sono in grado di garantire standard di protezione appropriati.
2. Creare vie sicure e legali di accesso all’Europa. Le persone traumatizzate affrontano rotte pericolose per arrivare in Europa, spesso rivolgendosi a scafisti e trafficanti come loro unica possibilità di salvezza. Noi continuiamo a richiedere all’Unione Europea di creare per i rifugiati dei canali per raggiungere l’Europa in maniera sicura: ad esempio utilizzando“visti umanitari”, abolendo requisiti onerosi richiesti per i visti, ampliando il numero di posti in programmi di re insediamento, liberalizzando le norme per il ricongiungimento familiare.
Proposte di ricollocamento
Il JRS Europa accoglie con soddisfazione l’accordo formale del Consiglio di trasferire 40.000 richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia, che sostituisce il precedente impegno volontario ad accogliere 32.256 richiedenti asilo raggiunto al summit di luglio. Il ricollocamento potenzialmente aiuta ad assicurare la protezione e a garantire un’accoglienza dignitosa, a condizione che esso sia realizzato nel rispetto dei bisogni delle persone vulnerabili.
Il JRS Europa è preoccupato dalla proposta di usare altre misure coercitive associate all’implementazione del piano di ricollocamento, cioè la detenzione, l’uso della forza e delle minacce di espulsione per il ottenere il fotosegnalamento.
“La dignità dei richiedenti asilo deve essere rispettata in tutti i casi,” afferma Mark Provera, responsabile per le politiche e per l’advocacy del JRS Europa.
“Il programma di ricollocamento non deve essere usato come giustificazione per negare i diritti umani di una persona. Finora, risulta una misura obbligatoria per i richiedenti asilo e non è chiaro se il consenso, le preferenze e i bisogni degli individui verranno tenuti in considerazione.”
La ricerca condotta dal JRS Europa in occasione del progetto Protezione interrotta/ Protection Interrupted rivela che se i bisogni e i desideri di un richiedente asilo non vengono tenuti in considerazione, la vulnerabilità e il rischio di povertà possono aumentare e lui o lei possono decidere di trasferirsi in uno Stato Membro dove sentono che la loro dignità è maggiormente protetta. La proposta del Consiglio di usare la detenzione per prevenire movimenti secondari non tiene conto del grave danno che l’attuale sistema sta infliggendo a bambini, donne e uomini in condizione di vulnerabilità.
Salvare vite ora
Senza un’azione europea concertata con ogni probabilità la situazione dei confini dell’Europa peggiorerà, mettendo a rischio l’accesso alla protezione delle persone e la loro stessa possibilità di sopravvivere.
Per approfondire:
Il JRS Europa con un gruppo di 7 ONG cristiane ha mandato una lettera ai parlamentari europei, mostrando come un sistema di visti umanitari contribuirebbe a salvare molte vite. Si può leggere la lettera, seguita da alcune testimonianze, cliccando qui.
Alla vigilia dell’ultimo incontro del Consiglio dell’UE, il JRS ha mandato una lettera a Presidente del Consiglio dell’UE, Donald Tusk, sollecitandolo a usare il suo ruolo per promuovere un’azione umanitaria comune. La lettera è disponibile cliccando qui.
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set 16 2015
Avviso selezione pubblica di incarichi Co.Co.Co. per diverse figure professionali
L’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello ha indetto una selezione pubblica per il conferimento di incarichi di collaborazione coordinata e continuativa per le figure professionali di: psicologo, assistente sociale, educatore professionale e mediatore interculturale. La scadenza per la presentazione delle domande di ammissione è fissata per il 25 settembre 2015.
Clicca qui per visualizzare il bando.
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set 24 2015
Asilo nell’UE, nuovi dati Eurostat per il 2° trimestre 2015: oltre 213 mila richieste d’asilo, in Italia 14.900
Secondo i dati di Eurostat, durante il 2° trimestre del 2015 (da aprile a giugno 2015), 213.200 persone hanno chiesto per la prima volta asilo nell’Unione europea (UE), il 15% in più rispetto al 1° trimestre del 2015 e l’85% in più rispetto al 2° trimestre del 2014. In Italia le richieste sono state 14.900, rispetto alle 15.250 del 1° trimestre.
In particolare, il numero di siriani e afgani è aumentato notevolmente, fino a raggiungere rispettivamente quasi 44mila e 27mila, circa un terzo di tutte le richieste. In calo i Kosovari, passati da quasi 50 000 nel primo trimestre 2015 a poco più di 10 000 nel secondo trimestre del 2015.
Nel corso del secondo trimestre 2015, il maggior numero di prime richieste è stato registrato in Germania (80 900, il 38%), seguita da Ungheria (32 700, ovvero il 15%),Austria (17 400, pari all’8%), Italia (14 900, il 7%), Francia (14 700, il 7%) e Svezia (14 300, il 7%).
In Italia, i tre paesi da cui provengono il maggior numero di richiedenti asilo sono stati: Nigeria (2.920), Gambia(1.640) e Pakistan (1. 395). 48.300 le richieste d’asilo ‘pendenti’, presentate precedentemente e non ancora esaminate
Clicca qui per scaricare il rapporto Eurostat
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