Astalli: preoccupazione per condizioni di arrivo e trattamento dei rifugiati alle frontiere.

 

In questo momento in cui la minaccia del terrorismo ci disorienta ci pare quanto mai importante fare chiarezza su fenomeni complessi e fuggire da ogni mistificazione che rischia di mettere in ombra l’ecatombe di innocenti che continua a consumarsi nel Mediterraneo in prossimità delle coste europee.

Servono azioni concrete subito:

- Attivare canali umanitari che permettano ai rifugiati di mettersi in salvo in Europa. È necessaria una politica che avvii processi di pace a lungo termine. Il rafforzamento delle frontiere, l’abolizione di Schengen, il respingimento dei migranti non sono la via per sconfiggere il terrorismo. Non si risponde a un fenomeno complesso come la migrazione continuando a posare lo sguardo solo sui proprio confini.

- I rifugiati sono le prime vittime del terrorismo, uomini e donne costrette a scappare da conflitti interminabili alimentati da interessi di cui sono spesso ignare vittime.
Migliaia di persone si ritrovano a chiedere asilo in contesti europei spesso ostili che ancora in troppe occasioni sono influenzati da razzismo e xenofobia che impediscono una reale accoglienza e integrazione. Tale approccio può portare a vere e proprie violazioni di convenzioni internazionali e lede prima di tutto la nostra sicurezza alimentando un meccanismo perverso in cui odio genera altro odio

- Il racconto mediatico sia il più possibile responsabile e rifugga toni allarmistici. La gravità della situazione che stiamo vivendo in queste ore richiede un’analisi seria e articolata e una lettura dei fenomeni nazionali ed europei inseriti in una cornice che tenga conto dei principali scenari internazionali e di politica estera che faciliti una reale comprensione e incoraggi l’incontro e il dialogo.

P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli sottolinea che “Lo smarrimento e la paura che stiamo vivendo in queste ore ci accomunano a popoli oppressi da anni. Oggi più di ieri per noi europei è possibile mettersi nei panni dei rifugiati e capire il dramma che vivono milioni di uomini e donne che hanno come unica alternativa alla morte la fuga. Sforziamoci di trasformare il nostro dolore e la nostra legittima preoccupazione in un motore che avvii processi di pace e solidarietà in tutto il mondo.