«Grazie di cuore!» la lettera di Marta al Centro Astalli

 

Questa email ci è arrivata qualche giorno fa da Marta,  un ragazza che quest estate ha svolto un’esperienza di volontariato presso la nostra sede operativa. Le sue parole ci hanno emozionato e ci stimolano, ancora di più, a fare ciò che facciamo ogni giorno. 

 

 

«Buon pomeriggio Alfonso, Emanuele, Emilio e Simona..insomma buon pomeriggio Astalli!

 

Sono a casa da poco più di ventiquattro ore e Palermo già mi manca, soprattutto quando guardo dalla finestra e, invece che il cielo caldo e terso, non vedo altro che nuvole grigie e cariche di pioggia.

A questo si aggiunge una relazione complicata con quella che, pur definendo casa, non riconosco come tale, dopo anni in giro per il mondo.

Curioso, invece, come fin da subito abbia identificato come casa lo SPRAR.

Mi viene, infatti, da dire che quella, di casa, mi manca.

 

Questa premessa è per dirvi grazie, di cuore!

 

Grazie, prima di tutto, per avermi offerto la possibilità di conoscere da vicino e di vivere da dentro la realtà del Centro Astalli, una realtà che ho scoperto leggendo “Io sono con te” di Mazzucco e che fin da subito mi ha fatta appassionare e che ho sognato come un desiderio da realizzare da grande. E, invece, mi ritrovo già sveglia, con un sogno che, troppo veloce, è diventato realtà.

 

Grazie per l’alloggio. Mi sposto spesso e quando sono a casa la sensazione di stabilità mi sta stretta. Tante volte mi chiedo se e dove sia un posto che possa riconoscere come casa. Nel frattempo, però, ovunque vada, un tetto e un letto, shelter insomma, li ho, sempre. Chi ho incontrato lì, invece, non li ha, non sempre. Parole ascoltate e scambiate mi stanno facendo interrogare su cosa sia in fondo casa. Penso continuamente a quanti conosciuti lì so non avere una casa, dormire per strada o nei dormitori. La casa dove posso stare| Io voglio andare a casa| La casa dov’è?, dice una canzone.

 

Grazie per la colazione. Mi è stato chiesto una volta, durante queste settimane, “Perché mangi?” – “Per abitudine”, ho risposto. Io ho davvero fame? Io non conosco la fame e  non posso neanche immaginare cosa sia avere fame, quella di quando non si ha da mangiare. La distribuzione della colazione è stata per me uno dei momenti più belli durante queste settimane: cibo, condivisione, dono, servizio.  Morante scrive: La frase d’amore più vera, l’unica è: “Hai mangiato?”.

 

Grazie per l’accoglienza. L’accoglienza, il luogo e il tempo dell’altro e per l’altro, quello in cui ho incontrato una realtà che mai fino ad ora avevo chiamato per nome, di cui avevo stretto le mani, di cui avevo ascoltato storie, a cui avevo sorriso. L’accoglienza è l’altro, quell’altro che a volte incuriosisce e a volte fa paura, quell’altro senza il quale noi non saremmo. “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?” “E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”, racconta la più bella storia di tutti i tempi per bambini e per quelli che lo sono stati una volta.

 

Grazie per la doccia. Non ho mai pulito cosi tanti bagni come in queste due settimane, eppure invece che lamentarmi anche questo mi è piaciuto. Ancora una volta la casa e te stesso. Corporalità, intimità, umiltà. Riflettere sulla dignità.

 

Grazie per il bazar. Il mercato, spazio e tempo di incontro, scontro, scambio in ogni cultura. Lì dove nella diversità si è tutti uguali. Come il cibo, la casa, qualcosa di essenziale. Qualcosa che traccia il limite tra me e te.

 

Grazie per l’ambulatorio. Nascondere le lacrime per l’emozione di un battito nel ventre materno e quelle per le ferite silenziose di chi ha vissuto l’inferno. La passione per una cura che cura.

 

Grazie, di cuore, per queste parole confuse, frutto di tante emozioni che ancora mi riempiono testa e cuore. In queste due settimane ho sperimentato la “sacra incarnazione della vita” citando Recalcati.

 

Spero le nostre strade si incontrino di nuovo, presto.

 

Marta  »